Luce
divina sulla Jelsi del grano
Incontro con
l’artista Rodolfo Papa sul tema:
Arte e
fede nella cultura contemporanea.
“Noi occidentali siamo abituati a leggere, quello che
scriviamo, dalla sinistra verso destra, al contrario dei popoli arabi.”
Questa conclusione, che poteva essere anche l’incipit
dell’incontro tenutosi sabato 10 febbraio 2007 alle ore 9.00 a Jelsi, nella Chiesa
Madre, con il pittore accademico pontifico nominato dal compianto pontefice
Giovanni Paolo II, Rodolfo Papa è il primo passo per leggere l’arte figurativa
occidentale e in questa occasione la Natività (Gesù
nasce a Jelsi), olio su tela, realizzata a Jelsi da Rodolfo Papa.
L’artista ha affermato questo, spiegando il perché la stella cometa riportata
nel quadro è stata disegnata con la coda a sinistra. “Sono la cometa e l’angelo
che entrando dalla sinistra annunciano la nascita di Gesù Bambino. Il quale
nella figura, in una direttrice trasversale che passa per la cesta di pane, è
unito all’agnello. Sono le sole figure a guardare il pubblico e prefigurano il
dopo: la passione e la resurrezione.”
Certamente l’opera, che è stata scoperta al pubblico, jelsese
e non, la Notte
di Natale 2006 nella Chiesa Madre di Jelsi, va osservata e compresa in tutte
le sue parti, ma soprattutto merita una profonda riflessione. Già da adesso si
può affermare che essa contiene un alto valore culturale, spirituale,
artistico, biblico e teologico. La sua composizione esprime nella sua totalità
il profondo mistero del credo cristiano. La grandezza dell’autore è data dalla
sua capacità di aver saputo dare a al suo lavoro,
attraverso la tecnica, ma soprattutto attraverso l’uso di questa al servizio
del vissuto, una forza “spirituale”. Altri direbbero “magica”. Percepiamo così il divino che arriva all’uomo immerso nella propria realtà “locale”, mettendolo
davanti ad una esperienza di conoscenza, che ritorna a Dio come testimonianza cristiana. È
questa la teofanìa (la manifestazione, lo
svelarsi) della tela di Jelsi, che ha tanti particolari tra cui la porta d’ingresso
dell’antico borgo che ospita la scena.
Inoltre, l’incontro con l’autore si è sviluppato sul
concetto dell’arte sacra cristiana oggi. Sulla funzione che deve avere una
rappresentazione pittorica dal momento che noi non osserviamo più come osservavano
i nostri antenati medievali. Si è parlato poi del rischio di come gli obiettivi
che si prefigge chi commissiona un’opera d’arte possono essere confusi o poco
chiari. Soprattutto non possiamo incorrere nell’errore di identificare il
pittore/artista con colui che opera confusamente con i
colori, che vive fuori dagli schemi e che deve essere anche un po’ “matto”.
Papa ci ha convinto del contrario. Ci ha detto che l’artista
si deve fare interprete di quella forza
che ci riconduce a Dio. Deve essere il
tramite, il testimone della fede, che attraverso la sua tecnica cerca di
raccontare un’esperienza forte, un po’ come fa Dante nella Divina Commedia. Così come fa pure Michelangelo che si
autorappresenta, in alcune sue opere, nella figura di Nicodemo.
Dice sempre Papa che le immagini che l’artista ritrae, a
volte, devono persino prefigurare quanto di fondamentale e profetico rimane per
la Chiesa. A
tale proposito parla del quadro commissionato da Don Andrea Santoro, morto
martire in Turchia, che rappresenta la Madonna e si trova in una chiesa di Roma dove ha
svolto il suo ministero prima di partire in missione.
In esso, qualche anno prima della scomparsa del prete martire, testimone
nell’oggi, l’autore romano ne ritraeva il testamento spirituale riassumibile in
questo concetto: i rappresentanti della chiesa hanno il compito di “allargare”
la bontà materna della Madre di Cristo. Nella tela sono stati rappresentati due
santi che allargano il mantello celeste sugli uomini. Il parroco-martire lo
ritroviamo nella figura di san Giovanni che, dopo la morte di Cristo,
accompagna la Madonna,
ad Efeso, proprio in quelle terre in cui Don Andrea ha trovato la morte.
L’arte dunque resta un ottimo strumento di annuncio e di
evangelizzazione. Per questo abbiamo osato iniziare anche noi un ciclo
pittorico nella Chiesa Madre di Jelsi, con l’aiuto e i suggerimenti della Commissione
di Arte parrocchiale nominata dal parroco, che vuole suscitare l’incanto, lo stupore, la
meraviglia e portare alla riflessione e alla contemplazione dinanzi al mistero
grande e prezioso della vita amata e benedetta da Dio.
“Di questo il credente
non si meraviglia: egli sa di essersi affacciato per un attimo su quell’abisso di luce che ha in Dio la sua sorgente
originaria. C’è forse da stupirsi se lo spirito ne resta come sopraffatto al
punto da non sapersi esprimere che con balbettamenti?”
(Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, n. 6)