Chi è
Sono
contento allora di offrire il mio contributo scritto sintesi sia dell’omelia
della S. Messa parrocchiale in suffragio di
Padre Jose Tedeschi
(nato a Jelsi- CB il 3 marzo 1934 e morto a La Plata il 2 febbratio 1976) era
partito nel 1950, sedicenne da Jelsi, con
Fu così
che Giuseppe incontrò l’oratorio dei Salesiani. Nell’oratorio
dei salesiani, trovò una guida, la reintegrazione dei rapporti umani che aveva
perduto emigrando e la possibilità di istruirsi e di professionalizzarsi da mobiliere,
come aveva iniziato a fare a Jelsi. Il passo ulteriore, quello del seminario, divenne naturale. Nel
’54 entrò nel seminario minore di Bernal, da dove
passò a Moron per l’anno di noviziato. Nel ’59 era di
nuovo a Bernal per gli studi di filosofia. Dal ’62
fece il suo tirocinio da maestro nelle case salesiane di Buenos Aires.
In un contesto di grandi fermenti e conflitti sociali Giuseppe nel
’67 fu consacrato sacerdote, nella Chiesa salesiana di Maria
Ausiliatrice di Bernal. Fin dai primi mesi rivolse la
sua azione verso gli emarginati, verso i baraccati ammucchiati sulla riva del
fiume. Dopo una parentesi a Mar del Plata, ritornò in una delle zone più degradate della grande Buenos
Aires, nel quartiere Don Bosco di Guilmes. A contatto
con tanta sofferenza sociale e con tanta disperazione
umana, egli si convinse che il suo apostolato non poteva essere vissuto
parzialmente, con mezze misure, ma richiedeva una scelta completa, una
dedizione estrema. Il vivere tra i baraccati come semplice sacerdote, dove per
sostenersi lavorava da mobiliere, il suo primo mestiere.
“Queremos agua”, domandiamo
l’acqua, gridava in corteo insieme a migliaia di persone alle autorità di
Buenos Aires nell’autunno del ’75, i suoi diecimila baraccati avevano solo 18
rubinetti; “queremos agua” cioè almeno altri 40 rubinetti. I rubinetti non arrivarono
mai, arrivarono invece le canne dei fucili per sequestrarlo, ma non si arrese,
minacciarono allora di uccidere una donna india, Juana,
che era in attesa di un bimbo. Juana
raccontò che quando il capo del commando paramilitare gli premette sulla tempia
il mitra lei chiuse gli occhi e sentì Giuseppe che diceva: “Lei no, no questo no, prendete me”. Alcuni giorni dopo, nella
primavera del ’76, barbaramente assassinato, sfigurato dalle torture, i colpi e
le pallottole venne trovato a La Plata.
Dinanzi a una tale figura che dalle foto appare ben coniugare le
virtù salesiane della dolcezza e fermezza di carattere; di fronte a una tale
persona che con la sua vita è diventato sostegno e difensore generoso dei
poveri e degli ultimi del suo tempo e di fronte al suo coraggio alimentato
dalla vocazione sacerdotale e dalla fede vissuta mi piace offrire tre stelle o punti di riferimento che
ben riassumono la ricchezza del suo essere e del suo agire:
Questi
sono appena tre tratti o linee guida che riassumono in
breve ma non possono esaurire la ricchezza, il messaggio, la profezia, la
missione e la testimonianza di
Dinanzi
a tali testimonianze che la Chiesa missionaria annovera e associa all’unico
Sacrificio del Cristo, segno e augurio di vita nuova, chiediamo anche per noi
la forza e la costanza di essere dono e farci dono per il prossimo nel nostro quotidiano.
IL PARROCO: