Una chiesa in uscita

La Parrocchia Sant’Andrea Apostolo di Jelsi, a fine maggio 2018 in collaborazione con i Missionari Oblati di Maria Immacolata, organizza incontri con le famiglie e promuove dei centri di ascolto del Vangelo. I centri di ascolto, strumento di comunione e di evangelizzazione sul territorio, sono il frutto della missione popolare celebrata in diverse famiglie della Parrocchia e sono animati da laici adulti. Gli incontri si inseriscono nella prospettiva più volte messa in evidenza da papa Francesco di una “Chiesa in uscita” e nel percorso che la Chiesa locale progetta di intraprendere nel prossimo futuro. Dopo un primo momento di accoglienza, Don Peppino Cardegna, parroco della Chiesa di Sant’ Andrea e referente delle missioni popolari, propone in pratica percorso dove Il centro di ascolto del Vangelo è strumento pastorale per una Chiesa in uscita”.


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Uscita. Una parola che racchiude una delle novità del pontificato di Francesco, parola attorno alla quale si è concentrato il programma pastorale consegnato nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium. Senza dubbio è un’espressione con la quale il Pontefice vuole spiegare come, di fronte a un’umanità sofferente per ferite di ogni genere, debba avvenire l’evangelizzazione, cioè portando il Vangelo fino alle periferie esistenziali.
«Voi uscite per le strade e andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso (cfr. Matteo22, 9). Soprattutto accompagnate chi è rimasto al bordo della strada, «zoppi, storpi, ciechi, sordi» (Matteo 15, 30). «Dovunque voi siate, non costruite mai muri né frontiere, ma piazze e ospedali da campo». Con queste parole, indirizzate ai vescovi italiani il 10 novembre 2015 nella cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore, il Papa indica quale deve essere lo stile della Chiesa “in uscita”, capace di consolare, soccorrere, curare e soprattutto rendere visibile la misericordia di Dio.
Essere una Chiesa in uscita presuppone il cercare chi si è perso e l’accogliere chi chiede aiuto. La Chiesa dunque è in «dinamismo di “uscita”», perché animata dalla «potenza liberatrice e rinnovatrice» della parola di Dio. Ma per Francesco l’uscita prevede un passo antecedente: quello della conversione, perché non si è pronti se prima non si esce da se stessi, verso Dio e verso gli altri.
La disponibilità all’ascolto in uscita è una delle chiavi interpretative per capire tutta l’azione di Francesco, è il modo in cui il Papa vede nel suo magistero i segni della natura missionaria della Chiesa. Bergoglio ha avuto l’intuizione ecclesiale e pastorale di uscire, di andare nelle periferie e di capovolgere lo sguardo ripartendo proprio da queste, là dove con la celebrazione dell’eucaristia in comunione trova l’immagine di Chiesa che preferisce: quella espressa dal Vaticano II nella Lumen gentium, del «santo popolo fedele di Dio».
Dunque, sentire cum ecclesia significa per Papa Francesco essere Chiesa «in stato permanente di missione». Una Chiesa “in uscita” anche dall’autoreferenzialità rinchiusa in «una piccola cappella che può contenere solo un gruppetto di persone selezionate». Una Chiesa missionaria proiettata verso un mondo dove prevale la «globalizzazione dell’indifferenza». Indifferenza che provoca quella «cultura dello scarto» basata sulla preminenza dell’interesse individuale a cui secondo Francesco si deve contrapporre il Vangelo della misericordia.
di Silvina Pérez