"Chi conosce con il cuore... conosce realmente"

Liberiamo in noi l'entusiasmo di costruire "la relazione" con il futuro.

Il “razionalismo” - di cui è impregnata tutta la cultura occidentale moderna - rappresenta, per l'uomo dei nostri tempi, un ostacolo insormontabile alla costruzione del proprio futuro per la semplice motivazione che esso non concepisce e non concepirà mai, mediante l’uso che fa della ragione, il sacrificio di una parte del presente affinché la "relazione" con il futuro possa nascere, crescere e fruttificare.

Il pensiero razionale "cattura" l’individuo, non più persona umana, e lo "imprigiona" nella sua mente. Essa elabora costantemente piani per trattenere i “vantaggi” conquistati e conseguirne di nuovi. L’attività umana di un individuo razionale si restringe in questo angusto spazio dell'esistenza. Egli diventa un essere umano ad una sola dimensione. Non uno slancio verso l'altro, non un rischio di apertura, giammai  un atto di coraggio. Solo un freddo calcolo rassicurante che conduce ad una esistenza che diviene totalmente "sterile".

Tuttavia l'essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio, possiede anche e soprattutto un “cuore pulsante”. Ed è quest'ultimo che rivendica uno spazio libero dalla prigionia della mente, perché, lo slancio in avanti vale ben più della perdita di qualche vantaggio presente. Quando consentiamo al cuore di esprimersi esso sa scavalcare le trappole della mente e aprirci un varco nella direzione in cui si costruisce da sempre il futuro.

Un figlio toglierà sempre e comunque del tempo alla tua vita. (Ma è tempo sottratto o tempo che da "valore" alla tua esistenza?) Ti penalizzerà inevitabilmente nel tuo percorso di carriera. Ti limiterà in ogni caso nella tua libertà di movimento. La ragione non potrà mai superare questi muri. Ti spingerà a rinviare sempre fino al punto di uccidere definitivamente e tragicamente in te lo slancio che ti fa "desiderare la benedizione" della maternità e della paternità.

In questo le moderne società occidentali - con i loro “modelli razionali di sviluppo” urbano, industriale, tecnologico, ecc… - hanno fallito e sono giunte ad un punto morto lungo il sentiero della storia. Nella "cultura" che le sostiene non c’è e non ci sarà mai alcuna capacità di rinuncia a “beni economici presenti” perché possa esistere il bene più grande per eccellenza che è il "bene relazionale". Solo quest'ultimo, infatti, promuovendo la vita su questa terra in tutte le sue forme, consente al futuro di esistere.

Il dramma della nostra epoca consiste nel fatto che chi è cresciuto dentro questo humus culturale, vale a dire la nostra generazione, si porta dentro una “costruzione della propria personalità” che è gravemente deformata dal peso della ragione e dalle sue chiavi di lettura del mondo. Noi, sfortunatamente, siamo stati educati ad usare la ragione per “conoscere” le cose della vita. Siamo stati fuorviati dalla menzogna per eccellenza, e cioè, che la “scienza” è neutrale. Come può essere neutrale la scienza se essa fa uso solo di una parte, e neanche la più importante, di ciò che realmente siamo!

L'essere umano, creato a immagine e somiglianza di Dio, conosce e impara soprattutto con il cuore e dai contesti relazionali (umani e ambientali). Apprendiamo più dalla "generosità dell’offerta" di chi ci ha preceduto che da tutta la scienza che è stata elaborata. Gesù, poi, era un grande "promotore di relazioni" insegnava infatti ad amarsi gli uni gli altri. Da Lui abbiamo imparato che l'impegno più importante della nostra vita è mettere "le relazioni al centro". Solo così il battito del nostro cuore si trasformerà nel battito d'ali di una bellissima e coloratissima farfalla che ci farà volare dentro il nostro comune futuro insieme.

Utilizzare la ragione come strumento di "misura" della fiducia o della sfiducia nella vita e nel futuro, ponendola a base di importanti decisioni di investimento o di disinvestimento, conduce a risultati a dir poco aberranti.

In una fase di "sviluppo" il susseguirsi di successi economici e sociali conduce spesso, se non sempre, a "condotte euforiche" di acquisti e investimenti compulsivi guidati da errate valutazioni circa le reali aspettative di guadagno e di conseguenti sicurezze. Tale fiducia euforica nel progresso produce come risultato prima il gonfiarsi e poi lo scoppio di "bolle speculative" segno fin troppo evidente di un agire sbagliato e mal guidato.

Nella fase specularmente opposta  di "recessione" la ragione conduce a "condotte depressive" alimentate da convinzioni che si auto avverano circa negative aspettative future (di lavoro, reddito, conti pubblici, ecc…). Nelle fasi recessive dell'economia  - come pure nelle fasi acute di epidemie, di guerre, o di violenze disumane perpetrate ai danni di donne e bambini - l'utilizzo della ragione quale "strumento per decidere" se credere o meno ancora nella vita diviene una bestemmia, la più grande di cui l'uomo si possa mai macchiare. Perché? Perché ci rende complici dell'opera distruttiva portata avanti dagli speculatori, dai terroristi, dai dittatori, dai nemici dell'uomo e della sua natura divina.

Se gli uomini di ogni epoca storica e di ogni latitudine avessero usato la ragione per decidere della fiducia o meno nel proprio futuro l'umanità non esisterebbe più da secoli. Se invece essa è sopravvissuta a violenze inaudite, a guerre sanguinose e fratricide, ad epidemie apocalittiche (la peste del 1347 sterminò un terzo della popolazione europea dell'epoca), lo si deve solo allo "spirito della vita" che ha soffiato forte sulle ali dell'uomo spingendolo e talvolta costringendolo a vivere mentre in ogni dove si diffondeva distruzione e morte.

Come ha ricordato Papa Francesco ai rappresentanti della stampa e dei media, nell'incontro tenutosi in Vaticano, la Chiesa propone ogni giorno i Santi come modelli da cui imparare e da imitare. Essi hanno rappresentato e rappresentano, in tutta la storia dell'umanità, la "torcia accesa della vita" che propaga con il suo fuoco sacro la forza vitale che vince sempre sull'odio, sulla disperazione, sulla distruzione e sulla morte. Nel loro servizio per i poveri, nella assistenza ai malati e ai bisognosi, nella costruzione di scuole, di ospedali, persino di banche per il microcredito ad iniziative imprenditoriali familiari, i Santi hanno promosso sempre lo "slancio vitale" contro ogni ragionevole argomento opposto dalla ragione.

La stampa ed i media invece che cosa fanno ogni giorno? Forniscono ragioni inoppugnabili alla mancanza di fiducia (così li ha bacchettati giustamente Papa Francesco) nell'uomo (per la corruzione), nell'apertura all'altro (per le separazioni, le violenze e le stragi familiari), nell'apertura alla vita (con i licenziamenti o le limitazione di carriere per le donne che aspettano un bambino), nel godimento di un buon stato di salute (a causa dell'inquinamento di terra, acqua e aria), in una buona coesione sociale (dati i livelli di diseguaglianze crescenti e senza precedenti), in condotte etiche rispettose della dignità umana (a causa di spettacoli televisivi indecenti, web fuori da ogni possibilità di disciplina e controllo), ecc…

Questo è il tempo nel quale la regione deve tornare ad essere ciò che è realmente. Vale a dire uno strumento di "discernimento" e di "organizzazione" pragmatica per soddisfare le necessità materiali dell'esistenza. Non le si può più attribuire il ruolo di decretare la fiducia nella vita quando le cose vanno bene e la decisione di un ripiegamento su se stessi, che conduce inevitabilmente all'autodistruzione, quando le cose vanno male.

Se si utilizza correttamente la ragione si comprenderà che…

In un'economia in crescita, come tutti sanno, si può fare affidamento esclusivamente sul "reddito da lavoro" al fine soddisfare tutte le necessità vitali (cibo, abitazione, energia, mobilità, cure mediche, ecc..) assicurando sufficienti risorse monetarie e una certa sicurezza di base. Mentre in una economia in recessione o stagnante, piuttosto che disperarsi, sarà sufficiente organizzarsi diversamente. Il reddito da lavoro andrà affiancato da altre forme di reddito monetario e non monetario oltre che da altri tipi di scambio e "solidarietà" che consentano ugualmente di soddisfare tutte le necessità esistenziali garantendo sicurezza e prosperità.

Usando correttamente la ragione si impara… a vedere nella coltivazione di orti familiari la base per costruire una "sicurezza alimentare" su cui poter contare; si impara ad efficientare la propria abitazione così da ridurre drasticamente i consumi di energia primaria (si possono tagliare fino all'80%); si impara ad utilizzare in maniera più intelligente l'auto e a condividerla con tutti i componenti familiari invece di abusarne finanche per piccolissimi spostamenti; si impara a muoversi a piedi o in bicicletta per il benessere personale e per riappropriarsi della città quale luogo di incontro tra persone (Amsterdam lo ha fatto sin dagli anni '70); si impara che una vera famiglia non sarà mai quella nucleare (un papà, una mamma e forse un bambino) ma quella che vede la presenza costante e l'aiuto insostituibile dei nonni in una compresenza di almeno tre generazioni.

Se cerchi delle ragioni per non avere fiducia negli altri le troverai sempre… Se cerchi delle ragioni per non avere fiducia nella vita non ti mancheranno certo gli argomenti… Se cerchi di convincerti che è meglio non rischiare, che è meglio rinunciare,  ne troverai tanti che ti daranno ragione…

Eppure non è la ragione che ci impedisce di "investire" affinché un futuro di bellezza e "prosperità" possa esistere. Ma è il ruolo che "ragionevolmente" le abbiamo assegnato. Vale a dire farle decretare definitivamente la nostra fiducia o meno nella esistenza di una vita oltre il presente che stiamo abitando.

"La ragione" guarda al presente e si basa sul rendiconto delle azioni del passato. Mentre "il cuore" guarda al futuro e si basa sull'ambizione che hanno i sogni degli uomini di realizzarsi.

Il destino è "sempre" nelle nostre mani. Vogliamo mangiare cibo buono e vivere in un ambiente bello e sano? Bene… Investiamo i nostri denari, impegniamo il nostro lavoro e avremo ciò che desideriamo. Non possiamo aspettare che qualcuno ci regali il Paradiso nel quale vogliamo abitare. Tocca a noi costruirlo… giorno dopo giorno con le nostre mani… con i nostri risparmi… con i nostri sforzi… con tutta la pazienza e l'attesa che richiedono i grandi sogni dell'uomo… Come quello grandissimo di una "vita insieme" e del dono dei figli che sono la più grande "benedizione" di Dio nostro Padre.

 

 

Nicola Di Vico