I GIOVANI DELL’ARCIDIOCESI DI CAMPOBASSO-BOJANO, ACCOMPAGNATI A LANCIANO DA PADRE GIANCARLO BREGANTINI, SCOPRONO SE STESSI CONTEMPLANDO L’EUCARESTIA: “IL SIGILLO DEL DIO VIVENTE”

 

 

Domenica 13 marzo 2011, per i giovani di svariate Parrocchie (Campolieto, Mirabello, Campodipietra, Campobasso, Bojano, Petrella T., Jelsi, Limosano, S. Giovanni in Galdo) è stata una bella e impegnativa giornata di ritiro quaresimale, animata dal Padre Arcivescovo Mons. G. Bregantini. La giornata, organizzata dagli Uffici Diocesani di Pastorale Vocazionale e Pastorale Giovanile, ha coinvolto con entusiasmo e buona partecipazione ben 120 giovani, in buona parte già avviati nel cammino di animazione oratoriana.

Alle ore 7.00 i giovani, dopo essere stati salutati, nella pedagogìa dell’un per uno, da Padre GianCarlo sono saliti su due pullman, e, tra preghiera, riflessioni e canti, sono giunti a Lanciano dove sono stati accolti dai Frati Minori Conventuali del Santuario del Miracolo Eucaristico. I partecipanti accompagnati da sacerdoti, suore e catechisti sono stati introdotti alla proiezione video, alla storia della Chiesa e al prodigioso miracolo eucaristico del sec. VIII che avvenne per il dubbio di un monaco basiliano sulla presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. In quell’occasione durante la celebrazione della S. Messa, dopo la doppia consacrazione, l’ostia diventò Carne viva e il vino si mutò in Sangue vivo, raggrumandosi in cinque globuli irregolari e diversi per forma e grandezza. La Carne (parte del cuore) e il Sangue raggrumato, conservati straordinariamente da dodici secoli, sono visibili nell’ostensorio. Appartengono alla specie umana e al gruppo sanguigno AB (gruppo comune ancora oggi a molti ebrei e riscontrato anche sulla Sindone, nel miracolo eucaristico di Bolsena e in altri miracoli europei).

Forse anche noi dinanzi a Gesù portiamo, proprio come il monaco brasiliano, i dubbi che affiorano lungo il nostro percorso esistenziale. Ma noi, cosa e come rispondiamo? Certamente il miracolo – come disse Giovanni Paolo II, di venerata memoria e presto beato - “suscita nel cuore di ognuno la grammatica della gratitudine che canta la tenerezza e la vicinanza di Dio per l’uomo” (Congresso Eucaristico di Lanciano, 1999). Allora, come non ringraziare l’antico monaco, perché nel suo dubbio ci siamo anche noi, perché nel suo dubbio sono racchiusi i nostri dubbi, le nostre lotte, i nostri timori, le nostre incertezze!

Nel mistero eucaristico si è chiamati a intravedere (“vedo la luce anche se non vedo il sole”) e a credere, ma questo cammino (in cui “avverto e colgo la presenza”) non esclude il dubbio. Durante il confronto in sala i giovani hanno distinto tra dubbio statico-negativo, che porta all’incredulità, e dubbio positivo-dinamico, che porta alla ricerca ulteriore e “all’oltre dopo ogni altro oltre”. Ricerca che “schioda” e che dopo averci indotto a continue domande, è foriera di precise risposte. Sappiamo, infatti, che la vita è fatta di passi e di tappe che plasmano e formano. Tappe a volte sofferte, però da vivere insieme sentendosi uniti, “in cordata”. Afferma il nostro Pastore: “Tu solo puoi farcela, ma non puoi farcela da solo”. Come non constatare, nella vita di tutti i giorni, l’intreccio del dubbio freddo dell’incredulità (dettato dalla ragione illuministica che vuole misurare e racchiudere) e del dubbio-ricerca (dettato dal cuore, dal desiderio che apre e dall’amore) che ci porta ad uscire dai nostri schemi e ci mette in cammino? La vita si sostanzia di questo intreccio di ragione e fede, mente e cuore, e la fede così diventa vita. Anche a noi, come a Tommaso, allora come oggi, Gesù ripete: “Vieni, stendi la tua mano, tocca il mio costato e non essere più incredulo, ma credente!”: un invito forte e rinnovato, che scuote e suscita il coraggio di camminare sempre.

E come non cogliere le orme di Dio disseminate nella storia? Come non riflettere oggi, sulle rivolte innescate dai giovani e dai social network e sulla conseguente emigrazione dei paesi islamici nord-africani? Valori di libertà e verità, segni di Dio nella storia contemporanea! Come non guardare alla sofferenza e ai recenti morti del Giappone? Come non considerare la sofferenza e la prossimità agli altri? Tutto racchiude il mistero di Dio e le tracce della sua presenza interpellano! Nell’Eucaristia, “Il sigillo del Dio Vivente” e Pane di Vita, c’è la traccia viva dell’amore eterno di Dio che nessuna cosa può contenere, dove il chicco si fa dono, il pane si fa cibo e il sangue diventa amore versato.

I giovani, prima dell’adorazione, nella celebrazione eucaristica hanno approfondito il messaggio della I domenica di Quaresima riflettendo sul fango (sinonimo di fragilità) in cui Dio fa entrare il soffio di vita, sul di più (sovrabbondanza) e sull’oltre, suggerito da S. Paolo per non fermarsi ad Adamo (punto di partenza), ma puntare su Cristo (punto di arrivo) e vivere nell’ottica della speranza.

Infine Padre GianCarlo ha invitato a superare le tre tentazioni contrapponendo al denaro la gratuità, al prestigio l’umiltà e al potere il servizio. Questi i suggerimenti per vincere le varie tentazioni. I Tentazione: il denaro – dice il Papa – deve diventare mezzo e non fine e la stessa economia deve salvarsi per la forza dell’etica. II Tentazione: non cercare un Dio miracolistico e straordinario ma ordinario e nel quotidiano. III Tentazione: non idolatrare il potere, ma vivere l’adorazione, facendosi piccoli e forti dinanzi al Signore per dire “no” alle mafie e alle mille forme di egoismo.

Inoltre Mons. Bregantini ha additato ai presenti l’alto esempio di Tommaso Moro che alla domanda “Servi il tuo re, che tradisce la moglie e il Papa o servi il tuo Dio?”, pur sapendo di pagare con il carcere e con il patibolo, schietto risponde: “Ho servito Dio e il re, ma ho servito Dio prima del re”. Questo è il cristiano: non si piega, non ha paura, perché non adora nessuno.

Il ritiro giovanile si è concluso con la merenda e i bans sul piazzale dell’Abbazia benedettina di Fossacesia (XII sec.), con l’introduzione alla spiritualità dell’ “ora et labora”, con la preghiera del nostro Arcivescovo e col canto, animato dal coro parrocchiale di S. Antonio Abate, che, unendo tante voci con slancio è riecheggiato nelle semplici e suggestive navate di pietra, ed é diventato accorata preghiera, dando vita ad un clima affascinante e coinvolgente.

La bellissima giornata, ricca di esperienze e testimonianze pregnanti, ha lasciato emergere in tutta la sua evidenza la sete di spiritualità e il desiderio di verità che alberga in ogni cuore e ha suggerito altre occasioni diocesane di scoperta di sé, di ascolto e di confronto giovanili.

Don Peppino Cardegna