Inondazioni e siccità.
Le cronache continuano a rimandarci, in momenti alterni, questi
messaggi di allarme solo in apparenza contraddittori: sul
pianeta c’è molta acqua ma in certi momenti e in certe zone non
basta. La risorsa idrica, anche a causa del cambiamento
climatico, sta diventando un bene sempre più prezioso e la sua
natura di elemento essenziale per la nostra sopravvivenza torna
in primo piano. Ma quanto siamo consapevoli di questa nuova
importanza del ruolo dell’acqua? Quali sprechi possiamo evitare?
E quale acqua conviene consumare nella nostra dieta quotidiana?
Le risposte che emergono da un dossier messo a punto dalle Coop
per lanciare una campagna di uso consapevole dell’acqua sono
allarmanti. Il punto di partenza dell’analisi è il crescente
contrasto tra domanda e offerta. L’offerta è sostanzialmente
stabile, con una tendenza al ribasso per via dell’inquinamento
che incide in maniera sempre più preoccupante sulla
disponibilità di acqua sicura.
La domanda invece cresce a velocità impressionante. A livello
mondiale nell’arco del ventesimo secolo secolo — ricorda
il dossier — i consumi di acqua si sono moltiplicati per nove.
E tra il 1980 e il 2004, per effetto dell’aumento della
popolazione, dell’inquinamento e del prelievo crescente, la
quantità a disposizione di ogni essere umano è diminuita del 40
per cento: «Non basta: nel 2025 la dote pro capite sarà meno di
un terzo di quella del 1950. Oggi consumiamo più acqua di quella
che il ricarico naturale delle falde ci mette a disposizione:
viaggiamo in rosso e colmiamo la differenza utilizzando l’acqua
fossile, le falde sotterranee profonde non rinnovabili». E la
situazione sarà ancora più critica quando oltre 2 miliardi di
persone si aggiungeranno al bilancio del pianeta: già ora sono
in crescita le tensioni internazionali attorno alle del pianeta
dove l’acqua è più scarsa. Cosa può fare in concreto ognuno di
noi di fronte a un quadro del genere? Innanzitutto bisogna
compiere scelte sagge in agricoltura, il settore che assorbe
circa il 70 per cento dei consumi idrici: inutile insistere su
colture che per rendere chiedono troppo acqua e pesticidi,
meglio puntare sulle piante adatte al luogo e capaci di crescere
anche in condizioni difficili. In casa evitare gli sprechi
conviene all’ambiente e al portafoglio: azionare lo sciacquone
del water costa fino a dieci litri di acqua, un bagno anche 150
litri, mentre per una doccia ne bastano 30-50. Per ridurre i
consumi — a parità di servizi — si può applicare una semplice
manopola di dosaggio per lo sciacquone, mentre aggiungendo alla
doccia un frangigetto, cioè un miscelatore di acqua e aria, si
contengono i consumi di acqua entro i 9 litri al minuto. Inoltre
comprando elettrodomestici ad alta efficienza si risparmia non
solo energia ma anche acqua: tra una lavatrice di ultimo modello
e una old style ci può essere una differenza che oscilla tra i
50 e i 100 litri di acqua in meno per la macchina più nuova,
mentre per la lavastoviglie il risparmio va da 15 a 20 litri a
lavaggio. E per bere, meglio la minerale o l’acqua del
rubinetto? L’italiano è un accanito consumatore di acqua
minerale in bottiglia: la spesa in questo settore è cresciuta
del 3 per cento l’anno negli ultimi 15 anni e oggi si consuma in
media mezzo litro di acqua al giorno in bottiglia a testa
alimentando un mercato da 3 miliardi di euro l’anno. Ma quanto
ci costa questa scelta dal punto di vista del bilancio familiare
e di quello ambientale? Dal punto di vista economico sono,
secondo i dati Istat del 2008, circa 240 euro all’anno per una
famiglia di tre persone. Dal punto di vista ambientale l’impatto
prodotto dalla produzione, dal trasporto e dallo smaltimento
degli oltre 12 miliardi di litri di acqua minerale ha le
seguenti ricadute: «Produzione di circa 8 miliardi di bottiglie,
pari a 240 mila tonnellate di plastica, come il peso di 44.000
elefanti; emissione di circa un milione di tonnellate di CO2
equivalente, un valore dello stesso ordine di grandezza rispetto
a quello generato per l’illuminazione pubblica di Pechino;
implementazione dei trasporti di 480 mila tir che, messi uno
dietro l’altro, formano una fila lunga circa 8 mila chilometri,
come da Roma a Mosca e ritorno». Del resto anche l’acqua del
rubinetto ha i suoi problemi, con sprechi che toccano punte di
oltre il 40 per cento. Ma nel complesso entrambi i tipi di acqua
— quella del rubinetto e quella minerale — offrono in Italia
ampie garanzie sul piano della sicurezza: lo provano i costanti
controlli che tengono conto di decine di parametri. Il dossier
delle Coop non fa una netta scelta di campo a favore di uno dei
due tipi di acqua (l’importante — si osserva — è assumerne in
media un po’ più di 2 litri al giorno, più o meno metà
attraverso le bevande, il resto soprattutto attraverso i cibi),
ma invita i consumatori a fare la lo scelta in maniera
consapevole. Chi vuole comprare l’acqua minerale può orientarsi
verso quella più adatta alle proprie esigenze tenendo d’occhio
anche l’impatto ambientale della sua scelta e in particolare
facendo attenzione a due fattori: la quantità di chilometri
percorsi da ogni bottiglia e la quantità di plastica utilizzata
nel confezionare la bottiglia (il 79 per cento delle bottiglie è
in plastica). Chi invece sceglie l’acqua del rubinetto può
comunque optare per una correzione di gusto. Si possono usare
sistemi di microfiltrazione a carboni attivi, caraffe filtranti
e anche apparecchi che permettono di aggiungere gas all’acqua:
dal rubinetto ma con le bollicine.