Successo ad Ortona dei Marsi per la Ballata dell’Uomo-Orso di Pierluigi Giorgio

 Un pomeriggio di cultura e di amicizia tra Jelsi ed Ortona

di Magda Tirabassi (giornalista di “Marsica news) 

 

 Nonostante un cielo cupo, la temperatura bassissima e una pioggerellina fitta che ha accompagnato tutto lo spettacolo, la Ballata dell’Uomo-Orso, in scena sabato 24, ad Ortona dei Marsi, è stata un successo. Un folto e gremito pubblico, raccolto di fronte al sagrato della Chiesa di San Giovanni, affascinato da uno spettacolo insolito e suggestivo come quello che la comunità di Jelsi ha portato nel borgo marsicano, ha promosso ancora una volta l’iniziativa della presidente della Pro loco Giuliana Eramo che ha promesso di ricambiare la visita con un gruppo di Ortonesi, in occasione della Ballata e di S.Anna dell’anno prossimo . “D’altronde per noi, la visione di un orso, che si aggira in paese, non è poi tanto insolita, solo l’anno scorso fece scalpore la notizia dell’animale che si aggirava qui sulla piazza.” Le parole del Sindaco di Ortona dei Marsi, Manfredo Eramo. Due comunità, quella ortonese e quella jelsese, che in un pomeriggio di cultura hanno condiviso il senso di appartenenza alle proprie tradizioni, alla Natura, alla Terra in cui si nasce e che si porta sempre dentro, ovunque ci si trovi. “Ai rappresentanti del PNALM, rinsaldando i rapporti di simpatia e di collaborazione, tra la comunità jelsese ed il Parco e in adesione al progetto ‘Semi d’Amicizia’, doniamo la maschera fatta tutta di grano dell’Uomo-Orso, realizzata dal Cantiere dei Piccoli e da Concetta Miozzi per la sfilata dei carri di S.Anna del 2008, che sarà esposta presso il centro del Parco a Pescasseroli. Qui, in rappresentanza, ci hanno accompagnato anche i giovani ragazzi di Jelsi. Sono loro la forza di piccoli centri come i nostri, sono loro che vanno seguiti e ‘coltivati’, in modo che le future generazioni non perdano l’identità che le accomuna.” Questo, il saluto del sindaco di Jelsi, Mario Ferocino.

             “La grandezza dei nostri borghi sta nella dignità e la forza delle loro tradizioni. Le nostre vecchie generazioni non hanno avuto i mezzi culturali e storici per tramandarle, adesso è diverso, i mezzi ci sono ed è necessario perpetuare nel tempo questi segni di storia. L’orso è un grande identificatore di civiltà. Bisogna insegnare ai più giovani l’importanza della protezione dell’ambiente e della ricchezza di questi posti. Solo così possiamo essere padroni del nostro tempo.” Il monito di Antonio Maiorano, ‘Presidente di Jelsi 2005’.

             A far da cornice alla rappresentazione etno-antrologica, presentata all’interno del ricco programma di “Milonia, tra mele, miele ed orsi”, oltre all’atmosfera suggestiva di un clima rigido (trasformatosi già dal mattino dopo in un clima mite e soleggiato -d’altronde quello dell’Uomo-Orso è un antico rito di fertilità-), un’evidente empatia tra tutti i partecipanti: emozionante alla fine salutare la piccola delegazione jelsese: “Sono stato qui, qualche mese fa, per una ventina di giorni. Sono un Vigile del Fuoco ed ho un ricordo di queste zone molto triste, accorato. Adesso, venire a visitarvi, per portarvi uno spettacolo che parla delle nostre tradizioni e davvero un’emozione”. Le parole del “prete” (in scena) Pasquale Valiante.

             “Quello di Pierluigi Giorgio, è uno spettacolo importante, con un significato profondo, da studiare e sicuramente da ospitare ancora nei paesi del Parco”. Questa la promessa anche del Direttore del Parco Abruzzo, Lazio e Molise Vittorio Ducoli e del suo Presidente Giuseppe Rossi.  

La Ballata dell’Uomo-Orso “è’ la paura del diverso o di quella parte di sé libera e selvaggia occultata e rimossa dall’individuo o dalla comunità per buona pace di tutti. La razionalità imperante che offre ed impone uniformità rassicurante, incasellamento! Il risultato? Disagio: quello striderti dentro tra cuore e cervello… Nel catturare, imbrigliare, legare, imprigionare l’Orso, nel soggiogarlo fra le sbarre, nell’aggiogarlo  fra i nostri correnti, schematici, ripetitivi rituali di vita, nel canalizzare “l’urlo” nascosto e profondo in abituali, accomodanti trastulli di danza, imbrigliamo, soffochiamo lo scrigno più prezioso, la nostra essenza più profonda: quella da demonizzare, da non intendere, di cui si ha timore e che fa agli altri terrore… L’urlo del nostro “orso” interiore diventa sempre più flebile, più afono, più lontano: sempre più irrimediabilmente inascoltato:

 Questo è il messaggio di Pierluigi Giorgio, documentarista ed autore di successo, le cui produzioni sono messe in onda dal 1990 da GEO&GEO,  ricercatore di tradizioni popolari e realtà minori, che riportate alla luce, regalano senso di appartenenza, condivisione, oltre che a occasioni di folklore, popolarità. La storia dell’Uomo Orso è un po’ la storia di tutti noi, ce lo ha ricordato anche la voce di Danilo Sacco che ha fatto da sottofondo, al pomeriggio ortonese di sabato, insieme alla immagini del nostro meraviglioso Parco proiettate per gli spettatori sulla facciata della chiesa parrocchiale trecentesca ortonese.

 

“Chissà se la gente si domanda e poi chiede

come si viva con una palla al piede;

al posto invece di annullare le pene

senza quel vincolo delle catene.

Conservare il selvatico dentro di sé,

essere in fondo quel che si è;

mantenere il contatto con l’ingenuità

respiro primario d’ identità.

Forse è piu’ comoda senza domande

una vita da schiavo sotto badante;

soffocare l’istinto con la ragione

e danzare a comando: “Balla buffone!”

 

(dalla “Ballata dell’Uomo-Orso”)

 

Magda Tirabassi (giornalista di “Marsica news”)