Tratturi Molisani a rischio

 
Monumenti a rischio, anche Italia in top 100
Quattro siti del Bel Paese segnalati nella classifica del degrado del World Monuments Fund. Dai tratturi del Molise alla diga sul Mincio
 
La fortezza di Fenestrelle, in Piemonte, uno dei siti italiani inserita nella top 100 del Wmf sui luoghi a rischio (Valenza)
La fortezza di Fenestrelle, in Piemonte, uno dei siti italiani inserita nella top 100 del Wmf sui luoghi a rischio (Valenza)
NEW YORK (Stati Uniti) –
Troppo spesso la parola turismo fa rima con vandalismo. Basterà ricordare lo sconcio (oggi per fortuna in parte rientrato) delle tombe romane del parco archeologico dell’Appia Antica, a Roma, deturpate da scritte e qualche volta perfino sfregiate dai teppisti muniti di bombola spray. Ma anche senza arrivare a questi livelli da codice penale non vi sono dubbi. La minaccia più grave, per il patrimonio culturale mondiale, proviene dalle attività umane che producono danni crescenti e a volte senza rimedio.
LA TOP 100 - Partendo da questa amara constatazione, e spronato dal desiderio molto americano di “fare qualcosa”, il World Monuments Fund, che da anni si adopera per raccogliere fondi e organizzare progetti concreti in tutte le parti del mondo, ha deciso di pubblicare dal 1995, la lista nera dei 100 monumenti più a rischio per atti vandalici, incuria o incapacità dei governi. Il tutto senza contare danni provocati dalle attività belliche, dalle bande di criminali specializzati nel furto di opere d’arte, e dall’estremismo religioso. In Afghanistan per esempio, dove i talebani hanno distrutto le statue giganti di Budda a Bamiyan. E ancora di più in Iraq.
LE VIE DEI PASTORI - L’Italia nella lista nera per il 2008 (che ufficialmente si chiama World Monuments Watch e viene aggiornata ogni due anni) figura con quattro nomi di siti considerati in pericolo. Il primo è la «via della transumanza» in Molise, dove i pastori del Sannio erano soliti condurre le pecore al pascolo spostandosi attraverso la Campania, la Basilicata e la Puglia fino a raggiungere il mare, per poi ripercorrere in senso opposto lo stesso cammino. Lungo il percorso dei cosiddetti «tratturi», secondo il progetto che la provincia di Matera sta portando avanti insieme a quelle di Benevento, Avellino, Campobasso, Chieti, Foggia, Isernia, L’Aquila, Potenza e Taranto. Dovrebbe così sorgere un Parco interregionale della transumanza in tutta quest’area del Meridione, dove per migliaia di anni la pastorizia oggi quasi scomparsa è stata una delle attività principali, con una propria «cultura» e caratteristiche e tradizioni ben definite. Il problema è però, avvertono i volontari del Fondo per i monumenti, che anche se l’Unesco ha deciso di tutelare le vie della transumanza come luoghi protetti, tutto questo programma rischia di fare la classica fine della stalla chiusa dopo che sono scappati i buoi. L’industrializzazione e la speculazione immobiliare, infatti, con il turismo e la motorizzazione di massa, stanno cancellando sempre di più anche il poco che resta dell’arcaico Molise e della sua antica civiltà pastorale.