Intervista all’archeologo Francesco  Napolitano di Maria Saveria Reale in occasione della visita dell'ambasciatore bulgaro a Jelsi.

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 Quale legame sussiste tra Jelsi e i Bulgari?

  Nel corso del Medioevo e ai primordi dell’età moderna, il Molise ha rappresentato un luogo in cui gruppi di individui, provenienti dalla penisola balcanica, trovarono la possibilità di stanziarsi; tale fenomeno portò, volendo semplificare, in alcuni casi alla nascita di insediamenti ex novo, in altri all’accrescimento di comunità già esistenti.

Se al primo gruppo di abitati vanno ricondotti alcuni centri croato-molisani e arbëresh (albanesi) della regione, al secondo va ricondotto un momento della storia di Jelsi. Come hanno infatti dimostrato le recenti ricerche, questo centro ha una sua genesi insediativa già in età sannitica.

 Per quale motivo, allora, proprio Jelsi è stato oggetto della visita dell’ambasciatore della Bulgaria?

  Tra gli anni ’20 e ’60, Vincenzo D’Amico, medico operante a Jelsi e nelle aree limitrofe, ma, come ha sottolineato Giorgio Palmieri nel suo puntuale intervento, nello stesso tempo studioso aperto al confronto scientifico con i maggiori ricercatori attivi al di là dei confini dell’attuale Molise (per citarne uno Amedeo Maiuri), e storico con una formazione che puntava ad una ricostruzione non di una “storia locale”, ma di una “storia localizzata”, individuò una serie di indizi, soprattutto di natura linguistica, che facevano riaffiorare un ruolo non secondario svolto da popolazioni dell’area dell’odierna Bulgaria nella storia della Jelsi medioevale.

La su descritta personalità scientifica di V. D’Amico, fece sí che si instaurasse tra l’Università di Sofia e lo studioso jelsese un vivo dibattito scientifico (di cui sono evidente testimonianza la traduzione in bulgaro di uno dei lavori di D’Amico e le partecipazioni dello stesso, in qualità di relatore o uditore, a convegni su temi inerenti ai Bulgari). L’eco di tutto ciò accese anche un dibattito all’interno della comunità della stessa Jelsi. Qui Giuseppe Severino, cultore di storia locale, sulla base di altri dati, dava un valore meno incisivo ai dati evidenziati da D’Amico.

Sulla base di questa premessa storiografica si coglie il motivo dell’evento odierno.