Percorsi dell'anima e della poesia

(Itinerario culturale della poesia e della prosa)

E' stata inaugurata la prima pietra dal Sindaco Avv. Mario Ferocino che riporta una prosa "RUA PAPALE" scritta da Pierluigi Giorgio.

Referenti Progetto: Michele Fratino per l'associazione S.Amanzio; Antonio Maiorano per Jelsi 2005; Augusto Passarelli per www.Jelsi.com.

Supervisore: Pierluigi Giorgio

Di seguito testo della prosa e foto dell'evento:

RUA PAPALE


"Il mio cuore è ormai tutto in quel vicolo.

Ed è impastato di farina, di pane appena sfornato, di maccheroni al sugo. E' tra la cenere della brace, tra il rosso della conserva e quello del vino, nel profumo rancido del lardo e in quello aromatico del basilico cresciuto sul davanzale; nel profumo del rosmarino, in quello del bucato steso, o in quello asprodolce del letame al sole o del formaggio raffermo. Aleggia tra il fumo del camino, s'insinua tra l'erba dei miei campi, riposa sui sacconi di sfoglie di granturco.

E' ormai rintanato lì, in quei cinquanta o sessanta passi da lungo a lungo e quasi cinque tra casa e casa di Rua Papale. E' sui gradoni di pietra ove fumando trinciato forte, sedevano i contadini prima o dopo il pasto, come una medicina salutare per un po' di riposo alle povere ossa, un po' di sollievo ai poveri muscoli. E' lì che gioca ancora a nascondino con i ragazzi del quartiere; lì che pulsa come gridasse forte in una necessità dell'anima: "Ohi Ma, damm' o' pan!" Mamma, dammi un pezzo di pane!

E' nei vocii, nei tramestii e nel canto di giovani donne, rimbalzante di uscio in uscio, di balcone in balcone, di casa in casa. E' stampato su quelle pietre scure che sanno di anni o sul legno antico di ripide scale. Il mio cuore è nei tini legati -uno per lato- all'asino quando piccolo,venivo infilato sino all'orlo con la sola testa a malapena dal cerchio, per essere portato da tat' in sella, fuori in campagna o alla fiera del paese vicino.

E' nel battito della grancassa al passaggio della banda nel giorno di S.Anna, e sulle traglie gialle di grano nella lunga sfilata ell annuncio sgolato del banditore sulle note di una tromba stonata...

Il mio cuore è in mezzo ad una larga aia verde, davanti alla masseria, al mattino allo spuntare del primo sole. Ed è avvolto dai colori; dalla magia che si ripeteva tra i suoni dell'alba -i primi richiami- fra la brina, l'orto, la lupinella, stoppie bruciate e filari di viti; frinire di cicale e cri cri di grilli; o tra i silenzi della sera: sdraiati sul prato a infilare pane duro in una sola scodella -padrenonnimadrefigli- colma di latte tiepido appena munto.

O al lume della candela, unica luce nel buio infinito della mia paura, quando stanchi crollavamo sul saccone russando a bocca spalancata. E al caldo del camino, quando insieme seduti sulle prevole, raccolti attorno al fuoco, ascoltavamo storie di streghe, paure e lupi mannari che vagavano per boschi ed io, tra i labirinti intricati della mia immaginazione, ad ogni rumore li sorprendevo in ogni angolo, li riconoscevo in ogni ombra.

Il mio cuore è lì, in pieno sole tra filari di viti e steli di grano e cullando sereno su un mare di spighe, tra sole e frumento si tinge di giallo. E' nel riverbero del fiume o nei riflessi intercettati dai rami quando a pancia all'aria sdraiato sull'erba, sognavo contadine compiacenti.

E' sull'alito dei pastori che sa di cacio, tabacco, aglio e cipolla. E' nel tamburellio della pioggia sul mio ombrello sgangherato, in un cielo uggioso. E' nel fumo della pipa dei vecchi o è stampato sul loro sorriso senza denti, semplice, schietto, dolce come un bambino; è nelle loro tasche tra carte, santini, foto e lettera sgualcita del figlio emigrato: reliquie e tabacco.... Il mio cuore batte all'unisono con il loro cuore, quasi a volergli infondere forza, energia, vigore e a voler attingere esperienza, maturità, saggezza.

E' negli anni di lontananza, in quelli interminabili dell'attesa....

Si, è come lanciare un sasso in uno stagno ed attendere i cerchi concentrici; è come lanciare un urlo in uno spazio e attendere che la voce ritorni sdoppiata, triplicata; è come proiettare un pensiero in una direzione ed attendere l'eco del ricordo....

Si... il mio cuore è in quell'eco.... E' nell'urlo del maiale scannato. E' nella bestemmia lanciata così, a mezz'aria tra cielo e terra; sospesa, in bilico, per non ferire né Dio né il pane; ma sferzante, ad ogni modo udibile, accorata come una preghiera, stridente come un lamento.

E' nell'ultimo respiro dei nonni e tra í cardi, alla ricerca delle loro croci.

E' nel saluto al cane, compagno di tante ore e corse tra i campi.

E' nel pianto silenzioso di una madre; nel saluto al padre, asciutto, essenziale. E' nel fremito, nel palpito della partenza....

Centinaia di corriere, macchine, treni e bastimenti; mille e mille chilometri, gli spazi infiniti del tempo, non sono mai riusciti -mai!- a sradicarlo dalla penombra umida e quieta di quel portoncino ad arco di Rua Papale.

No! Egli non mi ha seguito: forse per paura di essere lacerato dallo sferragliare dei treni in corsa tra ruota e rotaia; o di affondare, affogare, sparire in tanto e tanto mare. O solo forse per coscienza...

Il mio cuore è rimasto lì - ora me ne rendo conto - tra i suoni e i silenzi di una vita che scompare; lì, tutto in quel vicolo: cinquanta o sessanta passi da lungo a lungo, cinque o sei passi da lato a lato".

Pierluigi Giorgio

 

                   

   

Riflessioni dell'autore:

Nei miei testi ho scelto come partenza e ritorno, simbolicamente un vicolo. A saper vedere, da questi muri, da queste pietre su cui è impressa come in un lungometraggio un po' sbiadito la storia di vite e vicende, si dipartono tanti fili impercettibili diretti in varie parti del mondo: sono i riflessi d'argento di forti emozioni; come ponti del sentimento, decine e decine di cordoni ombelicali hanno legato e legano chi se n'è andato, chi non ha fatto ritorno, ma ha portato con sé, indelebile, il ricordo struggente della propria casa: se lo trascina dietro come la conchiglia di una chiocciola...