La Vita si esprime in cicli di senso

 

Io conosco, leggendo dal Grande libro della Vita, il mondo creato da Dio… conosco e vedo che la Vita si esprime sempre in "Cicli di senso"…

Io osservo che la Vita è tutto un susseguirsi di flussi e riflussi… di albe e di tramonti, di giornate di pioggia e di giornate assolate, di stagioni misteriose e prodigiose, di veglia e di sonno, di nascite e di lutti…

Nel contrarsi e nel distendersi continuo del cuore, nell'inspirare ed espirare dei polmoni, nel fluire e nel rifluire delle onde sulla sabbia, nel ciclo delle correnti… tutto segue un senso… E' così infatti che la Vita cammina verso l'eternità…

Ma più di tutto… il senso del salire è il pervenire ad una pienezza che da gioia autentica e pace profonda… E' il raggiungimento di una meta ambita che interrompe l'ansia e lo slancio della crescita perché questa… da un certo punto in poi… non è più necessaria. La Vita consegue, finalmente, la sua meta di senso.

Ma poiché nella Vita nulla muore, nulla cessa, nulla si arresta ma tutto si trasforma perché tutto scorre, ecco che anche la "pienezza raggiunta" ha un senso… e questo senso consiste nel lasciarsi spogliare ed abbassare, quale atto di purificazione necessaria, affinché un nuovo ciclo Vitale possa avere inizio… Affinché il sacrificio d'Amore e per Amore possa consentire alla "nostra" vita di continuare per l'eternità…

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Imparare a “morire a noi stessi” è la lezione che ci viene dall’albero nel suo autunno, perché nulla di nuovo può nascere se qualcosa di vecchio non muore.

La ciclica spoliazione dell’albero ci insegna visivamente che il processo di crescita è fatto di tante "apparenti" morti, necessarie per ulteriori rinascite...

Come l’albero che, se non accettasse di lasciare la foglia cadere, impedirebbe alla nuova gemma di aprirsi. E se non permettesse al frutto di staccarsi, impedirebbe al seme in esso rinchiuso di trasmettere la vita… Così è la nostra esistenza terrena.

***  (Elisabetta Marra psicoterapeuta)

Ce lo insegna Gesù nel vangelo… Ma più di tutto ce lo insegnano i "Cicli della natura" nei quali e dei quali anche noi viviamo. Se non ci abbassiamo… se non ci lasciamo spogliare e potare impediremo alla Vita di rigenerarsi.

L'orgoglio, la superbia, la vanità racchiusi nella pienezza del frutto maturo non possono fecondare la Terra… la Vita può essere generata solo dall'umiltà custodita nel seme.

Quanto è diverso il contesto "culturale" e socio-economico nel quale viviamo…

Tutto rinchiuso in se stesso…  Il tanto decantato e inarrestabile "progresso" consiste di cicli compulsivi di innovazioni tecnologiche e di crescita della produzione e dei consumi che sono solo fini a se stessi. Servono l'idolo della crescita all'infinito del capitale finanziario accumulato… mentre sottomettono la natura e schiavizzano gli uomini…

Produrre e consumare 24 ore su 24 e per dodici mesi all'anno è la manifestazione più evidente di questa trappola diabolica che ha stregato soprattutto l'occidente…

L'insaziabilità dei successi distrugge le vite di sportivi, di cantanti, di imprenditori, di uomini e donne in carriera che si lasciano avvitare in questa spirale senza via di scampo…

Il dogma della Crescita conosce solo l'ascesa verticale senza sosta… una ascesa che è priva di senso… priva di una meta definitiva da raggiungere per trovare appagamento e potere finalmente riposarsi".

Il "mito" della Crescita fugge ogni declino economico… Esso ha forgiato i meccanismi macroeconomici in maniera tale che ogni inciampo sulla via della crescita produce sofferenze nel corpo sociale… Come accade per un drogato che non riesce a smettere di drogarsi a causa della "dipendenza" indotta dalla droga.

Ma lo stesso processo di crescita crea sofferenze nelle persone… Solo che l'interruzione o il rallentamento di questa ne creano di più intense e così si va avanti… in un avvitamento diabolico che stritola le persone.

La Vita diventa un inferno di lavoro… di turni massacranti… di bollette e di mutui da pagare… la vita di relazione viene annientata… o intossicata dalle incomprensioni causate dei ritmi impossibili da sostenere.

Nessuno può tirarsi indietro… ordina il Sistema… sotto la minaccia di miseria e morte pronte a piombare sulle vite di milioni di persone.

Ma è Vita una vita senza senso? E' vita una vita senza riposo? Senza relazione? E' vita una Vita dove si deve correre sempre più veloce? Fino a schiantarsi?

E' vita una vita dove ognuno si chiude in se stesso… E' vita una vita che non rispetta ciò che noi siamo… Che non ci da modo di vivere nei "cicli vitali" di cui siamo parte?

No… Non è vita… Ma solo noi possiamo decidere di "convertirci". Solo noi possiamo spogliarci di "identità false" che non dicono niente di chi siamo realmente.

Eppure la Vita è così bella e cosi semplice da capire!!! E un contadino ci riesce

Perché noi altri fatichiamo così tanto a viverla nel modo in cui il Signore l'ha pensata per noi!?

Ecco allora che vale la pena di soffermarci ad approfondire cosa significa, per l'uomo e la donna del nostro tempo, "morire a noi stessi".

Un lago di acqua purissima "sembra" fermo e immutabile… invece vive di molecole che si muovono e cambiano continuamente. Se così non fosse diventerebbe una palude torbida e puzzolente… come lo sono le cose morte.

Così noi ammiriamo la bellezza delle ragazze giovani, ventenni, in ogni epoca e in ogni tempo. Sembrano sempre uguali eppure sono donne diverse… Cambiano continuamente… perché la "pienezza" della bellezza giovanile ha conseguito per ciascuna di loro la meta di senso… trovare l'Amore.

Da quel punto in poi, non avrebbe alcun significato vivere il resto della propria esistenza nel cercare di tenere ferma quella bellezza giovanile…. Non avrebbe alcun senso cercare di trattenere ciò che non può essere trattenuto… semplicemente perché, tutto evolve e tutto scorre. Invece ha senso trovare un'altra meta… cercare un'altra bellezza, una bellezza più alta da conseguire…

E questa consiste nel lasciarsi trasformare da donna in mamma

Ci vuole umiltà per lasciarsi spogliare della bellezza di ragazza che inorgoglisce e gonfia di vanto… Ma senza questa spoliazione non si diventa mamma… Non ci si trasforma in una creatura che si riveste di una bellezza più grande… vale a dire quella di chi "acconsente" al mistero della Vita di entrare nel proprio ventre.

Quella di chi offre se stessa, di chi si priva della propria bellezza d'aspetto, affinché l'Onnipotente compia il suo miracolo di donarci una nuova vita… Una vita da amare e da proteggere…

Nell'ultima cena con i suoi apostoli Gesù, benedicendo il pane, non compì il miracolo della sua moltiplicazione affinché ognuno potesse mangiarne una pagnotta intera… benché avrebbe potuto farlo… ma, al contrario, compì il gesto importantissimo ed insostituibile di "spezzare un unico Pane"…

Egli cioè, chiese agli apostoli di "condividere" quell'unico Pane quale segno di riconciliazione e di affratellamento tra tutti gli esseri umani… Quale gesto necessario di ricomposizione della unica famiglia umana… famiglia divisa dalle contese… dalle guerre… alimentate il più delle volte da una "competizione" per il godimento esclusivo delle ricchezze guadagnate.

Dio arricchisce l'umanità con i suoi doni… e l'uomo, corrotto dalle ricchezze, ne fa un idolo per "separarsi" dai suoi simili… Si chiude nel godimento egoistico dell'abbondanza donata da Dio scacciando via tutti i poveri che si presentano alla sua porta… e alla sua mensa…

La solitudine, la separazione e la crisi che si avvita su se stessa senza trovare vie di soluzione… non sono il "destino inevitabile" di questo contesto socio-economico, di questo vivere ed appartenere a questa epoca storica… al contrario… sono il risultato di una scelta di non condivisione.

L'uomo del nostro tempo se non si lascia "potare" si condanna, da se medesimo, ad una vita di solitudine e di lontananza dai suoi affetti più cari… dai suoi simili… dai suoi amici e fratelli…

Le generazioni più adulte sono come i rami di un albero che hanno prodotto frutti in passato… devono acconsentire a farsi potare… a lasciarsi abbassare

Condividere un lavoro con i giovani, trasferire le garanzie economiche ai propri figli, riavvicina "fisicamente" e "spiritualmente" le persone e le generazioni.  Ricrea quella "coesione sociale" che una crescita tumultuosa ha distrutto…

L'apparente "abbassamento" e "spoliazione" - insite nella potatura con le relative ferite da rimarginare - possono diventare spirito di rinnovamento... che consente di acquistare  una bellezza più grande…

La società della crescita teme la "redistribuzione della ricchezza" perché ne vede un segno di debolezza e di impoverimento. E' come se una pianta temesse la potatura vedendone la perdita di bellezza,  "grandezza" e "maestosità".

La redistribuzione evidenzierebbe, in sostanza, l'incapacità di produrre nuova vita… nuova ricchezza… e sarebbe segno evidente dell'imminente tracollo…

Mentre è vero, invece, esattamente il contrario

Una pianta divenuta troppo grande, con troppa parte legnosa, consuma enormi risorse per tenere in piedi una impalcatura divenuta ormai inutile e obsoleta…

La "condivisione" di lavoro e di ricchezza tra le diverse parti della società, mette in moto un meccanismo virtuoso di prestiti e di investimenti… Sono i giovani, infatti, che "sognano" sogni da realizzare… famiglie da costruire… figli da desiderare… case da completare…

Sono loro che sanno compiere il miracolo di seminare i campi e di raccogliere le messi… sono loro la linfa vitale che da forza a nuovi cicli di crescita…

Sono loro che moltiplicano il grano depositato nei granai… il credito disponibile nei depositi bancari… Perché hanno le energie per farlo e il tempo per ripagarlo…

La vita vive di questi atti d'Amore… di questi "sacrifici" che rinnovano la Vita. E nessuna società… neanche una società dell'abbondanza, qual' è la nostra, può permettersi di farne a meno.

P.s. Il capitalismo dei consumi, negli ultimi anni, sta conoscendo una fase di stanchezza tipica della stagione autunnale... Gli economisti di stampo più ortodosso e i governanti dei paesi più industrializzati sono sempre più preoccupati dello scarto che si sta aprendo tra un sistema produttivo che alimenta un offerta globale sempre più ampia di prodotti e una domanda aggregata sempre più debole e tremolante…

La perdita di fiducia nel futuro, di famiglie e di imprese, si traduce, molto spesso, in progetti mancanti o che vengono semplicemente traslati in un futuro remoto.

La cultura dominante ci porta a leggere con preoccupazione e angoscia il susseguirsi di questi anelli di sfiducia e mancanza di progetti… temendo che tutto questo possa condurre, prima o poi, alla morte dell'organismo vivente che chiamiamo "economia".

E se invece ciò a cui stiamo assistendo fosse solo l'autunno di questa epoca storica? E se invece questo lasciarsi vivere - senza più alimentare i progetti di crescita di questo capitalismo senza senso - fosse solo il modo più naturale di far arrugginire e poi cadere le foglie di un sistema produttivo globalizzato che avvelena l'ambiente e umilia l'essere umano sottomettendolo alla logica del profitto?

E se stessimo solo entrando nella fase di "riposo vegetativo" che consente alla pianta di liberarsi delle vecchie strutture ormai diventate inutili per consentire alle nuove gemme di fiorire…

Forse è questo il significato di tutto quel fiume di danaro che giace nei depositi bancari e non diventa né consumo né investimento… Forse questo è il significato della sfiducia delle persone… Forse questo è il motivo per cui sta svanendo la magia incantatoria del pifferaio magico che invitava a vedere nel danaro e nel consumo individuale la fonte inesauribile di felicità per l'uomo.

Il fiorire di un bisogno di "condivisione" con la sharing economy e di spazi sociali con i social network stanno lì a dimostrare che il "successo individuale" che si legava alla "proprietà individuale" ha esaurito il suo corso…

Forse il lungo inverno con i suoi venti gelidi farà piazza pulita di una economia al servizio esclusivo del profitto… Magari ucciderà i vettori patogeni di questa cultura del possesso fine a se stesso… e preparerà la strada ad una splendida primavera…

Una primavera che potrà vedere fiorire le gemme di una "economia civile" (definita tale nel pensiero di Genovesi, Zamagni, Bruni) che soddisfa i bisogni autentici degli esseri umani - amare ed essere amato, accogliere ed essere accolto, includere per essere incluso - e vive di relazioni feconde con l'ambiente naturale, con la comunità e con il nostro Creatore… L'unico e vero Dio che trionfa sempre, prima o poi nella storia, spazzando via gli idoli "incantatori" fabbricati dagli uomini.

Nicola Di Vico